01/09/07

Ricordo del Generale Dalla Chiesa


Una notevole puntata di Matrix è andata in onda in ricordo del 25° anniversario della morte del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, avvenuta per un agguato di mafia insieme a sua moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo il 3 settembre del 1982.
In studio erano presenti i figli del generale, Rita e Nando, invitati per ripercorrere la vita del loro padre.

La parte iniziale si è soffermata molto sui successi nella lotta al terrorismo con documenti dell'epoca alternati a spezzoni del prossimo film su di lui con Giannini nei suoi panni; in particolare viene evidenziato il rapporto particolare con il primo pentito, Patrizio Peci, e sui tentativi di non farlo sentire solo dopo le sue confessioni.
La parte più importante della puntata era però basata sul breve periodo del Generale a Palermo come prefetto per combattere la mafia a Palermo e soprattutto sui rapporti con i politici democristiani del tempo.

Un momento particolarmente significativo è stato la messa in onda di un'intervista a Giorgio Bocca che aveva realizzato su Repubblica un'intervista al generale poco tempo prima della morte; l'intervista era stata sollecitata dal generale stesso come modo per tentare di rompere l'isolamento in cui lo Stato lo aveva lasciato. Il Generale gli confidò di attendersi il peggio perchè quando la mafia vuole uccidere qualcuno, la prima cosa che fa è creargli il vuoto attorno.
Bocca si mostrava sorpreso per la facilità con cui aveva potuto accedere all'ufficio e soprattutto, a cena in un noto ristorante frequentato dai potenti, dall'evidente imbarazzo dei presenti per la loro presenza.
Il mondo politico non fece nulla a seguito dell'intervista, segno che aveva deciso di scaricarlo,
atteggiamento allucinante nei confronti di una persona che aveva dato il colpo decisivo al terrorismo italiano.

La figlia Rita notava come il padre chiedesse appuntamenti ai politici e come questi, tra cui spicca l'allora segretario democristiano De Mita, non si degnassero neanche di rispondergli; il figlio ricorda come il padre gli dicesse che tutto quello stava accadendo perchè in Italia la tessera di partito contava più dello Stato.
Addirittura dopo la morte i figli dovettero sapere la notizia dalla televisione e nessuno si curò di avvertirli; molto toccante il racconto della madre ferma alla stazione con in mano il berretto e lo spadino di suo figlio, in attesa di poter raggiungere in qualche modo Palermo. Il Generale fu seppellito in tutta fretta, tanto che neanche i figli riuscirono a vederlo.

Il figlio Nando ricorda una ulteriore ingiustizia quando, durante un dibattito, Gianpaolo Pansa chiese ad Andreotti perché non era andato ai funerali del generale Dalla Chiesa e il Senatore rispose con il suo solito savoir-faire che preferiva andare ai battesimi.

Dalla lotta al terrorismo evidentemente il Generale aveva ricavato una antipatia da parte del mondo politico di centro e di sinistra che forse lo vedeva accomunato ai golpisti o più semplicemente lo vedeva un personaggio scomodo per il suo decisionismo e per il suo avere successo.
Il miope mondo studentesco di sicuro lo detestava, non riuscendo a distinguere gli atteggiamenti di mera contrapposizione politica da quelli di terrorismo; il Generale aveva rotto il loro "giochino" e per quello lo odiavano.

1 commento:

polis ha detto...

Un sentito ringraziamento all'opera di Dalla Chiesa e a tutti gli operatori dello Stato caduti per la nostra sicurezza.