06/11/07

Previdenti o assistenti?


Una delle modifiche importanti sulle pensioni dovrebbe riguardare la separazione dei trattamenti di assistenza e di previdenza.

L'assistenza serve ad aiutare chi ha (si spera temporaneamente) problemi, ad esempio chi ha perso il posto di lavoro o chi non ha potuto o per imprevidenza non ha voluto farsi una copertura per la vecchiaia.
E' giusto prevedere un trattamento di assistenza a chi ha problemi, ma questo è corretto farlo a carico della collettività e non solo di una parte anche se è la maggioranza; non va dimenticato infatti che non tutti pagano per la pensione statale e soprattutto che non tutti pagano nella stessa misura; i lavoratori dipendenti sono in questo probabilmente i più penalizzati.
L'assistenza dovrebbe quindi essere posta a carico della fiscalità generale e non della previdenza.

Le pensioni dovrebbero essere proporzionali a quanto si è versato durante la vita lavorativa e inversamente proporzionali all'aspettativa di vita dopo l'entrata in pensione; detto così sembra facile, però per poter applicare il principio occorre inevitabilmente individuare una età di riferimento o almeno una regola per determinarla; tale data dovrà ovviamente avere una valenza di "media" perchè alcuni riusciranno a lavorare di più, altri di meno, così come alcuni vivranno di più, altri di meno e non lo potremo sapere in anticipo; le regole però vanno date prima perchè tutti devono sapere cosa aspettarsi, da qui la necessità di un riferimento.

La pensione è assimilabile ad un'assicurazione per cui si paga periodicamente un premio per avere una prestazione futura; ne discende che quanto si riceve, in totale, negli anni di pensione dovrebbe risultare proporzionale a quanto si è versato, anche se rivalutato con i dovuti interessi.
In questa ottica si capisce, tra l'altro, come sia assurda la differenza di trattamento tra uomini e donne, che avendo versato per cinque anni di meno hanno diritto ad una pensione similare, che verrà anche percepita per 6 anni di più, essendo tale la differenza media di aspettativa di vita.

Non accettare questi principi significa, in fin dei conti, ritenere giusto che qualcuno abbia dei soldi che non si è guadagnato e qualcun altro non abbia quanto gli spetta, in pratica che qualcuno possa vivere alle spalle di altri.
La commistione assistenza-previdenza altera invece questa aspettativa per cui possono tranquillamente capitare disparità di trattamenti.
Per la complessità dei meccanismi spesso non riusciamo bene a focalizzare cos'e' che non va, ma è in fondo proprio il confrontare il nostro trattamento con quello di nostri conoscenti che sta alla base della nostra insoddisfazione e che ci fa sentire il sistema ingiusto; legare invece quello che si riceve a quello che si è dato dà un'aura di "giustizia" al tutto: ho dato poco quindi è giusto che riceva poco, ho dato di più di lui quindi devo ricevere di più di lui.

12/09/07

Il Grillo Sparlante

E' finalmente arrivato questo vday di cui si parlava tanto.
Sembrava dovesse essere un gran giorno invece più si esamina la proposta di legge di Grillo e più fa acqua da tutte le parti.

Intendiamoci come manifestazione è stata un successo, Grillo ha sempre un gran seguito, ma mi è sembrata una cosa fatta più con lo scopo di farsi vedere o di contarsi che di proporre qualcosa di realmente utile.
L'illusione alimentata da Grillo è che sia possibile risolvere qualcosa con una legge, ma il tutto è sembrato molto demagogico.

Ma vediamo le proposte.

1. Limitare a due legislature le possibilità di elezione di un parlamentare

Secondo me si rischia di mandare a casa la gente capace e sostituire quella incapace con altra sempre incapace senza ottenere risultati: io preferisco avere un vecchio capace che un giovane coglione.
Mettiamoci nei panni di una persona che abbia veramente voglia di fare il parlamentare e quindi lo faccia con passione, il che significa a tempo pieno e rinunciando al lavoro che aveva prima.
Questa persona dopo 10 anni avrà accumulato una esperienza enorme e quindi sarà in grado di avere una efficienza e una efficacia che un novellino se la sogna; eppure vogliamo che se ne torni a casa a fare il lavoro di prima (ma può farlo ancora dopo 10 anni?).
Il max delle legistature non serve per evitare che si faccia gli affari suoi, se è uno sveglio (se non lo è non gli basta una vita), perchè in 10 anni ha in ogni caso il tempo di fare quello che vuole e prepararsi per quando non verrà rieletto.
Andrebbe piuttosto trovato un metodo di misura della meritorietà sul quale basare il loro emolumento, che oggi è invece quasi lo stesso indipendentemente da quello che fanno; ma deve essere qualcosa di semplice tipo il numero di emendamenti, leggi o relazioni (naturalmente accettate) senza andare però a giudicare il valore dell'intervento altrimenti si scatena la guerra tra le fazioni per dare i pesi; sarebbe comunque già meglio di oggi.

2. Impedire l'eleggibilità di persone condannate in primo e secondo grado
In Italia c'e' anche il terzo grado e quindi non sarebbe in ogni caso definitiva; inoltre la giustizia è comunque lenta e consentirebbe a chi ha procedimenti in corso di farsi tranquillamente tutta la legislatura con buona pace delle intenzioni di fondo. Se si persegue un obiettivo del genere bisogna avere il coraggio di escludere i condannati già al primo grado.
In realtà non sarebbe neanche opportuno per gli indagati, soprattutto per i reati gravi e quelli contro la Pubblica Amministrazione.

C'e' chi dice che una persona condannata che ha scontato la pena dovrebbe tornare ad essere rieleggibile.
Io non sono d'accordo di considerare una persona che ha sbagliato ed ha pagato alla stessa stregua di una che non ha sbagliato; sicuramente deve avere ripristinati tutti i diritti personali senza essere discriminato, ma come si dice sovente "la sua libertà finisce dove inizia la mia"; una cosa è avere diritto a lavoro, casa, famiglia, ecc come tutti, una cosa è avere diritto di decidere per la collettività.
Mettiamoci dal punto di vista di chi ha sempre rigato diritto; arriva uno che si è fatto gli affari suoi e gli viene detto che è uguale a lui perchè ha scontato la pena. E' come dargli uno schiaffo!
Tanto vale farci i nostri porci comodi se poi possiamo riparare o prima o poi ci sarà un condono, un indulto o qualche altro santo.
Quando si tratta della gestione pubblica ci vogliono delle garanzie in più; lo sa chi ha provato ad entrare nei Carabinieri: vanno ad indagare anche i genitori per verificare che non abbiano avuto il minimo problema con la giustizia perchè non si deve mai essere sottoponibili a ricatti.

3. Poter esprimere la preferenza per un candidato
Ha molti pro, ma anche alcuni contro; è probabilmente più efficace per il ricambio delle persone che il limite di due legislature, ma tutto dipende dal peso che gli si dà; può anche non impedire di far eleggere ai partiti chi vogliono; in ogni caso non ha impedito nel passato di scegliere dei poco di buono.
In ogni caso tutto quello che porta a far scegliere la singola persona, piuttosto che il partito, è il benvenuto; io mi fido più delle persone che non dei partiti e sono pronto a votare sia persone che militano a destra che a sinistra, se le ritengo capaci.

01/09/07

Ricordo del Generale Dalla Chiesa


Una notevole puntata di Matrix è andata in onda in ricordo del 25° anniversario della morte del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, avvenuta per un agguato di mafia insieme a sua moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo il 3 settembre del 1982.
In studio erano presenti i figli del generale, Rita e Nando, invitati per ripercorrere la vita del loro padre.

La parte iniziale si è soffermata molto sui successi nella lotta al terrorismo con documenti dell'epoca alternati a spezzoni del prossimo film su di lui con Giannini nei suoi panni; in particolare viene evidenziato il rapporto particolare con il primo pentito, Patrizio Peci, e sui tentativi di non farlo sentire solo dopo le sue confessioni.
La parte più importante della puntata era però basata sul breve periodo del Generale a Palermo come prefetto per combattere la mafia a Palermo e soprattutto sui rapporti con i politici democristiani del tempo.

Un momento particolarmente significativo è stato la messa in onda di un'intervista a Giorgio Bocca che aveva realizzato su Repubblica un'intervista al generale poco tempo prima della morte; l'intervista era stata sollecitata dal generale stesso come modo per tentare di rompere l'isolamento in cui lo Stato lo aveva lasciato. Il Generale gli confidò di attendersi il peggio perchè quando la mafia vuole uccidere qualcuno, la prima cosa che fa è creargli il vuoto attorno.
Bocca si mostrava sorpreso per la facilità con cui aveva potuto accedere all'ufficio e soprattutto, a cena in un noto ristorante frequentato dai potenti, dall'evidente imbarazzo dei presenti per la loro presenza.
Il mondo politico non fece nulla a seguito dell'intervista, segno che aveva deciso di scaricarlo,
atteggiamento allucinante nei confronti di una persona che aveva dato il colpo decisivo al terrorismo italiano.

La figlia Rita notava come il padre chiedesse appuntamenti ai politici e come questi, tra cui spicca l'allora segretario democristiano De Mita, non si degnassero neanche di rispondergli; il figlio ricorda come il padre gli dicesse che tutto quello stava accadendo perchè in Italia la tessera di partito contava più dello Stato.
Addirittura dopo la morte i figli dovettero sapere la notizia dalla televisione e nessuno si curò di avvertirli; molto toccante il racconto della madre ferma alla stazione con in mano il berretto e lo spadino di suo figlio, in attesa di poter raggiungere in qualche modo Palermo. Il Generale fu seppellito in tutta fretta, tanto che neanche i figli riuscirono a vederlo.

Il figlio Nando ricorda una ulteriore ingiustizia quando, durante un dibattito, Gianpaolo Pansa chiese ad Andreotti perché non era andato ai funerali del generale Dalla Chiesa e il Senatore rispose con il suo solito savoir-faire che preferiva andare ai battesimi.

Dalla lotta al terrorismo evidentemente il Generale aveva ricavato una antipatia da parte del mondo politico di centro e di sinistra che forse lo vedeva accomunato ai golpisti o più semplicemente lo vedeva un personaggio scomodo per il suo decisionismo e per il suo avere successo.
Il miope mondo studentesco di sicuro lo detestava, non riuscendo a distinguere gli atteggiamenti di mera contrapposizione politica da quelli di terrorismo; il Generale aveva rotto il loro "giochino" e per quello lo odiavano.

14/08/07

Polli ad alta velocità

Ad inizio agosto è uscita la notizia che i francesi hanno presentato con l'Italia la richiesta congiunta di contributi per la parte internazionale (il tunnel in sintesi) della TAV Torino-Lione, ma non per quella nazionale con grande stupore della regione coinvolta nel passaggio.

Cerchiamo di interpretare l'informazione.

E' chiaro che questo non significa necessariamente un loro disimpegno dall'opera e che possono comunque presentare la richiesta nella successiva fase di assegnazione dei contributi e cioè dopo il 2010.

Probabilmente però questo è il primo segnale ufficiale di dubbi da parte loro; nel tempo i francesi hanno attraversato fasi alterne di scetticismo ed accettazione dell'opera; sono infatti noti diversi rapporti richiesti dal governo sulla composizione del traffico merci e passeggeri in transito, sulle previsione future e sulla possibilità delle strutture attuali di far fronte a tali previsioni che non mettevano in buona luce l'opera. Nonostante ciò sono andati avanti a progettare il tunnel e realizzare le discenderie, coinvolgendo la popolazione, tenendo conto dei loro problemi e offrendo contropartite dove questo non era possibile.

Nelle procedure francesi che portano alla decisione di fare un'infrastruttura è previsto l'obbligo di effettuare una stima costi-benefici dell'opera; nella realtà questa non viene quasi mai fatta seriamente e comunque raramente se ne tiene conto; ultimamente però sono comparsi su alcuni quotidiani francesi diversi articoli, accuratamente documentati, in cui la Torino-Lione viene definita un fallimento annunciato, segno che qualcosa sta cambiando.
Uno di questi (scritto da Prud'Homme) viene anche riportato con traduzione italiana su www.lavoce.info nella sezione "Infrastrutture e trasporti".

Analizzando il livello del traffico merci stagnante tra Italia e Francia probabilmente la necessità della nuova linea Torino-Lione non si avrà prima di 40-50 anni e non di 20 anni come sostengono i fautori. Una spiegazione del comportamento francese potrebbe però trovarsi proprio nei contributi.

In condizioni normali sia Francia che Italia potrebbero ricevere fino ad un massimo del 20% dei costi preventivati; il condizionale è d'obbligo perchè la cifra reale dipende dal budget che di volta in volta l'Europa mette a disposizione e che in questa tornata è stato drasticamente ridotto; tale budget va suddiviso per tutti i progetti ammessi al contributo, quindi ci si aspettano cifre molto basse; non sarà per il momento un dramma perchè in questa fase si farà principalmente la progettazione di dettaglio; si può solo sperare cha alla successiva tornata, quando si passerà allo scavo, il budget sarà superiore.
Normalmente queste opere (se non le fanno gli svizzeri) vengono a costare da due a tre volte la previsione, ma i contributi europei sono legati ai costi preventivati per cui non variano; c'e' quindi un fondato timore che i contributi europei saranno irrisori rispetto alla spesa complessiva per cui non possono costituire uno stimolo a partire.

Nella vicenda c'e' però un elemento di distorsione della corretta ripartizione dei costi: infatti per offerta dell'on. Berlusconi nel 2004 l'Italia si è caricata dell'onere di pagare i 2/3 della tratta internazionale dell'opera, nonostante che questa sia per circa 2/3 in territorio francese; l'accordo precedente prevedeva una ripartizione al 50% che, pur non equo, poteva ancora avere un minimo di giustificazione logica.
Questo per i francesi corrisponde a tutti gli effetti ad un contributo aggiuntivo alla costruzione del 16% pagato non dall'Europa, ma dall'Italia; se si considerasse di voler fare l'opera comunque senza il cappello della Comunità Europea tale contributo sarebbe del 33%; oltretutto questa percentuale è sui costi effettivamente sostenuti e non sulla previsione e quindi ha un valore immenso per quanto già detto sugli extracosti: infatti l'accordo prevede una ripartizione del 50% degli extracosti.

Se si reputa vera la previsione di espansione dei traffici verso est, e non si vede perchè non debba esserlo, allora l'Italia si troverebbe in condizione di vantaggio sulla Francia e quindi la Torino-Lione servirebbe più ai francesi che a noi; quindi dovrebbero essere i francesi a pagare una percentuale in più del normale per la realizzazione.

Si capisce da questo come i francesi debbano essersi convinti che valeva comunque la pena di anticipare la costruzione del tunnel, magari rimandando quella della tratta nazionale che risulterebbe adeguata ancora per lungo tempo: evidentemente si sono resi conto che in caso di loro rifiuto l'accordo del 2004 sarebbe saltato e fra 30 o 40 anni non avrebbero potuto trovare altri polli come gli on.Berlusconi e Prodi.

Sì, perchè alla fine questa è la figura che fanno gli italiani: incapaci di valutare l'effettiva utilità di un'opera nel tempo, in continuo litigio per interessi elettorali, senza una visione comune, con troppi interessi personali; quindi molto facilmente influenzabili dalle lobby dei costruttori, cioè polli da spennare.

28/04/07

Diritto di voto

Accanto alle varie decisioni, tutto sommato condivisibili, intraprese dal governo in materia di immigrati, ve ne è una invece estremamente pericolosa: dare il diritto di voto a persone che non hanno la cittadinanza italiana.

Tale scelta viola il principio fondamentale della corrispondenza tra chi decide e chi ha la responsabilità delle azioni. Votare per le amministrative significa scegliere un sindaco e una giunta; se questa amministrazione fa qualcosa di dannoso o non fa qualcosa di utile, il danno ricade sui cittadini che rimangono e non sull'immigrato che nel frattempo magari se ne è andato; chi non è cittadino italiano non ha legami, è libero di andarsene in qualunque momento: come si fa a chiedergli conto di una decisione sbagliata?

Nelle città dove è presente una forte immigrazione la percentuale di persone di passaggio è molto alta e può influenzare notevolmente la votazione; è vero che il diritto di voto è esercitabile solo dopo un certo numero di anni, ma perchè a quel punto non consentirlo solo a chi ha la cittadinanza? Avere la cittadinanza significa un impegno ben preciso da parte dell'immigrato verso l'Italia: significa voglio vivere come voi.

E' come se in una azienda le decisioni sul futuro potessero essere prese non solo dall'assemblea dei soci (cioè chi ci ha investito), ma anche dai dipendenti; ammesso che la retribuzione di questi ultimi sia congrua con il lavoro che fanno, si mette sullo stesso piano chi ha messo dei soldi e spera di ricavare dei frutti nel futuro (ed è quindi legato all'azienda) e chi i soldi li sta già prendendo ed è libero di andarsene in qualunque momento.

Dove sarebbe a questo punto il vantaggio, l'onore, il privilegio o l'orgoglio (ognuno scelga cosa preferisce) di essere italiani se chiunque passa, rimane qualche anno a lavorare e poi se ne va ha lo stesso "valore" di chi è nato e vissuto in Italia o comunque ha scelto esplicitamente di viverci?

Anche se si è limitato il diritto alle amministrative non si vede perchè in futuro tale diritto non possa essere esteso a livello provinciale o regionale; non c'è infatti una ragione logica ed evidente per mantenere tale limite a livello comunale.

Stiamo qundi dando diritti agli immigrati senza chiedere loro nulla in cambio, solo una speranza che in futuro questo sia sufficiente per spingerli ad integrarsi e comportarsi bene; e perchè mai dovrebbero essere spinti a farlo? Dare il diritto di voto non trasforma un immigrato in un integrato.

L'approccio dovrebbe essere contrario: prima devono dimostrare di essersi inseriti, di avere imparato la lingua, condividere i principi fondamentali e poi possono avere l'onore di votare ed essere cittadini italiani; perchè è questo il concetto: la cittadinanza deve essere un onore.

Non lamentiamoci poi se sta scomparendo l'orgoglio di essere italiani, orgoglio che dovrebbe essere la spinta per andare tutti dalla stessa parte, per fare "squadra"? Destra e sinistra fanno a gara per martoriare questo sentimento. Grazie a Tremaglia non era più neanche chiaro che cosa volesse dire essere italiani: veniva data la cittadinanza ai figli di emigrati fino alla terza generazione, persone che probabilmente non parlano neanche l'italiano e dell'Italia non sanno nulla. Ora chi non è cittadino dovrebbe avere gli stessi diritti di chi lo è.

Questo senza nulla togliere all'onestà, alla voglia di lavorare e alla correttezza di tanti immigrati che sarebbe un onore avere come cittadini, molto più di tanti italiani veraci.

08/04/07

Punti di vista sulla Torino-Lione

Fermiamoci a considerare i punti di vista delle persone comuni che chiunque può trovare al bar; alcuni non saranno coinvolti e conoscono l'argomento dal giornale o dalla televisione, altri lo saranno perchè magari abitano nella valle di Susa.

Il "non coinvolto":
- un collegamento veloce è più moderno e forse si è più invogliati ad usarlo e può portare lavoro
- la stessa costruzione porta lavoro per almeno dieci anni
- un treno veloce che batte anche dei record è tecnologicamente stimolante
- le ferrovie sono antiquate e inefficienti, con quest'opera diventano più moderne
- dicono che se non si fa, le merci non passeranno per l'Italia ma a nord
- sono distante dal luogo per cui qualunque decisione non mi tocca (non è il mio "cortile")

Il "coinvolto":
- mi toccano almeno dieci anni di camion, polvere e rischi (forse amianto, forse acqua)
- la mia casa e il mio terreno stanno già perdendo il 20-30% del valore commerciale
- a fronte di cosa mi devo sacrificare?
- se ci sono vantaggi economici per il paese mi posso anche sacrificare, ma voglio che questi vantaggi siano chiari e anche che chi mi chiede sacrifici lo faccia onestamente e non li imponga
- chi mi propone l'opera parla sempre di progresso, vantaggi e grandi paroloni, ma non c'e' mai nessuno che tira fuori dei numeri che facciano capire "quanto" progresso e "quanti" vantaggi si raggiungono a fronte dei miei sacrifici che invece sono ben chiari
- chi finora ha azzardato dei numeri è stato facilmente smentito
- chi ha costruito tunnel per il Tav sulla Firenze-Bologna ha un procedimento in corso per disastro ambientale: e se tocca anche a noi? quanto valgono le parole dei politici che cercano di minimizzare i rischi?

Uscita dal torpore

A giugno verrà inaugurato il nuovo tunnel svizzero sotto il Loetschberg; quasi in contemporanea ci sarà l'apertura al traffico della Parigi-Strasburgo; chissà se qualcuno si chiederà finalmente se avranno qualche effetto sui traffici del Frejus e del Monte Bianco.
O magari i torinesi si sveglieranno solo dopo che verrà tolto il tgv per Parigi; perchè se nel 2003 i francesi hanno eliminato la fermata di Lione per mancanza di passeggeri, non vedo perchè dovrebbero mantenere il treno visto che per i milanesi sarà più comodo attraversare la Svizzera.
Chissà se qualcuno si chiederà come mai il traffico attraverso il Frejus è dimezzato negli ultimi cinque anni prima ancora dell'apertura del tunnel e i concessionari dell'autostrada sono in allarme.
Chissà se qualcuno si chiederà se il 70% delle merci che oggi arriva al Frejus dal nord continuerà ancora a farlo o preferirà passare per il percorso più breve, cioè dalla Svizzera.
Chissà se qualcuno riuscirà a collegare i fatti ed a chiedersi a cosa dovrebbe servire la TAV Torino-Lione, visto che ha lo scopo di diminuire il traffico merci del 25% ed il traffico è già calato per conto suo del 45?