12/09/07

Il Grillo Sparlante

E' finalmente arrivato questo vday di cui si parlava tanto.
Sembrava dovesse essere un gran giorno invece più si esamina la proposta di legge di Grillo e più fa acqua da tutte le parti.

Intendiamoci come manifestazione è stata un successo, Grillo ha sempre un gran seguito, ma mi è sembrata una cosa fatta più con lo scopo di farsi vedere o di contarsi che di proporre qualcosa di realmente utile.
L'illusione alimentata da Grillo è che sia possibile risolvere qualcosa con una legge, ma il tutto è sembrato molto demagogico.

Ma vediamo le proposte.

1. Limitare a due legislature le possibilità di elezione di un parlamentare

Secondo me si rischia di mandare a casa la gente capace e sostituire quella incapace con altra sempre incapace senza ottenere risultati: io preferisco avere un vecchio capace che un giovane coglione.
Mettiamoci nei panni di una persona che abbia veramente voglia di fare il parlamentare e quindi lo faccia con passione, il che significa a tempo pieno e rinunciando al lavoro che aveva prima.
Questa persona dopo 10 anni avrà accumulato una esperienza enorme e quindi sarà in grado di avere una efficienza e una efficacia che un novellino se la sogna; eppure vogliamo che se ne torni a casa a fare il lavoro di prima (ma può farlo ancora dopo 10 anni?).
Il max delle legistature non serve per evitare che si faccia gli affari suoi, se è uno sveglio (se non lo è non gli basta una vita), perchè in 10 anni ha in ogni caso il tempo di fare quello che vuole e prepararsi per quando non verrà rieletto.
Andrebbe piuttosto trovato un metodo di misura della meritorietà sul quale basare il loro emolumento, che oggi è invece quasi lo stesso indipendentemente da quello che fanno; ma deve essere qualcosa di semplice tipo il numero di emendamenti, leggi o relazioni (naturalmente accettate) senza andare però a giudicare il valore dell'intervento altrimenti si scatena la guerra tra le fazioni per dare i pesi; sarebbe comunque già meglio di oggi.

2. Impedire l'eleggibilità di persone condannate in primo e secondo grado
In Italia c'e' anche il terzo grado e quindi non sarebbe in ogni caso definitiva; inoltre la giustizia è comunque lenta e consentirebbe a chi ha procedimenti in corso di farsi tranquillamente tutta la legislatura con buona pace delle intenzioni di fondo. Se si persegue un obiettivo del genere bisogna avere il coraggio di escludere i condannati già al primo grado.
In realtà non sarebbe neanche opportuno per gli indagati, soprattutto per i reati gravi e quelli contro la Pubblica Amministrazione.

C'e' chi dice che una persona condannata che ha scontato la pena dovrebbe tornare ad essere rieleggibile.
Io non sono d'accordo di considerare una persona che ha sbagliato ed ha pagato alla stessa stregua di una che non ha sbagliato; sicuramente deve avere ripristinati tutti i diritti personali senza essere discriminato, ma come si dice sovente "la sua libertà finisce dove inizia la mia"; una cosa è avere diritto a lavoro, casa, famiglia, ecc come tutti, una cosa è avere diritto di decidere per la collettività.
Mettiamoci dal punto di vista di chi ha sempre rigato diritto; arriva uno che si è fatto gli affari suoi e gli viene detto che è uguale a lui perchè ha scontato la pena. E' come dargli uno schiaffo!
Tanto vale farci i nostri porci comodi se poi possiamo riparare o prima o poi ci sarà un condono, un indulto o qualche altro santo.
Quando si tratta della gestione pubblica ci vogliono delle garanzie in più; lo sa chi ha provato ad entrare nei Carabinieri: vanno ad indagare anche i genitori per verificare che non abbiano avuto il minimo problema con la giustizia perchè non si deve mai essere sottoponibili a ricatti.

3. Poter esprimere la preferenza per un candidato
Ha molti pro, ma anche alcuni contro; è probabilmente più efficace per il ricambio delle persone che il limite di due legislature, ma tutto dipende dal peso che gli si dà; può anche non impedire di far eleggere ai partiti chi vogliono; in ogni caso non ha impedito nel passato di scegliere dei poco di buono.
In ogni caso tutto quello che porta a far scegliere la singola persona, piuttosto che il partito, è il benvenuto; io mi fido più delle persone che non dei partiti e sono pronto a votare sia persone che militano a destra che a sinistra, se le ritengo capaci.

01/09/07

Ricordo del Generale Dalla Chiesa


Una notevole puntata di Matrix è andata in onda in ricordo del 25° anniversario della morte del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, avvenuta per un agguato di mafia insieme a sua moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo il 3 settembre del 1982.
In studio erano presenti i figli del generale, Rita e Nando, invitati per ripercorrere la vita del loro padre.

La parte iniziale si è soffermata molto sui successi nella lotta al terrorismo con documenti dell'epoca alternati a spezzoni del prossimo film su di lui con Giannini nei suoi panni; in particolare viene evidenziato il rapporto particolare con il primo pentito, Patrizio Peci, e sui tentativi di non farlo sentire solo dopo le sue confessioni.
La parte più importante della puntata era però basata sul breve periodo del Generale a Palermo come prefetto per combattere la mafia a Palermo e soprattutto sui rapporti con i politici democristiani del tempo.

Un momento particolarmente significativo è stato la messa in onda di un'intervista a Giorgio Bocca che aveva realizzato su Repubblica un'intervista al generale poco tempo prima della morte; l'intervista era stata sollecitata dal generale stesso come modo per tentare di rompere l'isolamento in cui lo Stato lo aveva lasciato. Il Generale gli confidò di attendersi il peggio perchè quando la mafia vuole uccidere qualcuno, la prima cosa che fa è creargli il vuoto attorno.
Bocca si mostrava sorpreso per la facilità con cui aveva potuto accedere all'ufficio e soprattutto, a cena in un noto ristorante frequentato dai potenti, dall'evidente imbarazzo dei presenti per la loro presenza.
Il mondo politico non fece nulla a seguito dell'intervista, segno che aveva deciso di scaricarlo,
atteggiamento allucinante nei confronti di una persona che aveva dato il colpo decisivo al terrorismo italiano.

La figlia Rita notava come il padre chiedesse appuntamenti ai politici e come questi, tra cui spicca l'allora segretario democristiano De Mita, non si degnassero neanche di rispondergli; il figlio ricorda come il padre gli dicesse che tutto quello stava accadendo perchè in Italia la tessera di partito contava più dello Stato.
Addirittura dopo la morte i figli dovettero sapere la notizia dalla televisione e nessuno si curò di avvertirli; molto toccante il racconto della madre ferma alla stazione con in mano il berretto e lo spadino di suo figlio, in attesa di poter raggiungere in qualche modo Palermo. Il Generale fu seppellito in tutta fretta, tanto che neanche i figli riuscirono a vederlo.

Il figlio Nando ricorda una ulteriore ingiustizia quando, durante un dibattito, Gianpaolo Pansa chiese ad Andreotti perché non era andato ai funerali del generale Dalla Chiesa e il Senatore rispose con il suo solito savoir-faire che preferiva andare ai battesimi.

Dalla lotta al terrorismo evidentemente il Generale aveva ricavato una antipatia da parte del mondo politico di centro e di sinistra che forse lo vedeva accomunato ai golpisti o più semplicemente lo vedeva un personaggio scomodo per il suo decisionismo e per il suo avere successo.
Il miope mondo studentesco di sicuro lo detestava, non riuscendo a distinguere gli atteggiamenti di mera contrapposizione politica da quelli di terrorismo; il Generale aveva rotto il loro "giochino" e per quello lo odiavano.